Attimi fissati, forse per sempre

 

Da quando ho iniziato a viaggiare il bisogno di conoscere è divenuto parte integrante della semplice curiosità, motore dei miei primi passi lontano da casa.

Le immagini di luoghi e di genti percepite attraverso gli occhi raggiungono la mia anima e lì, luci radenti, odori penetranti, spazi immensi, visi dalle pelli diverse che esprimono le gioie e i dolori che accomunano il mondo, vanno a costituire una grande ricchezza, da cui nasce la consapevolezza che la diversità è una minaccia solo per chi è vittima delle paure, spesso non giustificate, che porta profondamente dentro di sé.

 

 

Nel fotografare la gente cerco sempre di rispettare chi è al di là dell’obbiettivo. Non scatto mai immagini a chi mi chiede di non farlo o in momenti molto intimi e personali, e provo sgomento quando mi trovo vicino a turisti che morbosamente cercano di riprendere una pira che brucia o un uomo che fruga tra i rifiuti alla ricerca di un pezzo di pane. La mia macchina fotografica è rimasta muta di fronte ai bambini del Bangladesh coi ventri gonfi dalla fame o alla disperazione di centinaia di persone che vagano nella notte di Haiti perché non sanno dove distendersi a riposare.

Ritengo che il testimoniare alcuni aspetti del vivere debba essere lasciato a chi lo sa fare e che il nostro semplice viaggiare non deve costare ad altri esseri umani la perdita di ciò che talvolta è l’unica cosa a loro rimasta: la dignità

Ritratti

Montagne

Da "Qualcosa di nuovo"

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